non leggere









martedì 3 luglio 2012

Aspirazioni




Com’è liberatoria, la semplicità di alcune parole. In particolare, amo quelle immerse nella funzione che rappresentano, capaci di preservare i dizionari etimologici da pieghe moleste e dita umettate, e in grado di accoppiarsi con altre a loro simili, germogliate sotto il medesimo, salvifico raggio solare. Ecco l’acchiappa-farfalle, il pungi-topo, la lava-asciuga, i perdi-giorno. Probabilmente è tra queste ultime lettere che preferisco sostare. Testa svaporata, iridi vacue, sovra-pensiero latente adagiato su qualche particolare apparentemente insignificante, quotidiano, silenzioso. 
Nella piccola stanza da bagno del piano di sotto non c’è la vasca; neppure il piatto doccia, se è per questo. Ricavato da un sotto-scala, questo spazio è una piramide sbilenca, ma confortevole. Raccoglie i pensieri della sera e gli sbadigli dell’alba. 
Accanto alla tazza, come un fungo, si erge il lavandino. Quasi piatto, minuscolo, bianchissimo (be’, non proprio sempre). Appeso sull’alzata di un gradino di legno, un ampio porta-bicchiere abbraccia, in realtà, un phon color malva. Una mensola d’abete, smaltata di nero, sorregge spazzolini, dentifricio, filo interdentale, lo smeraldo del colluttorio, deodoranti per lui e per lei, l’immancabile confezione di stecchini pulisci-orecchi. La schiena contro le piastrelle antracite della parete opposta, smilzo e glauco, il termo-sifone a tre elementi sonnecchia, ben protetto da un copri-capo umido di spugne abrasive e lucidanti. Ai piedi, invece, sbavato di blu, il gel disinfettante pare un soldato appena rientrato nella seconda linea, vivo per miracolo.
Stamattina niente Settimana Enigmistica, nel momento del bisogno. Ho le palpebre a mezz’asta. Dormito male. Incubi. Caldo-freddo-caldo-freddo ad libitum. E i gabbiani, prima del sorgere del sole, a cincischiare e gracchiare e svolazzare e sbecchettare, così forte da svegliare l’intero vicinato. Saranno riusciti ad aprire il solito sacco del pattume pieno di leccornie semi-ammuffite (i pennuti, non i dirimpettai).
Dicevo: caselle bianche, caselle nere, cornici concentriche e ghilardate? Nel cassetto. Sclere arrossate, pupille fuori fuoco, ciglia impastate dall’elisir di Morfeo, non potrei leggere, neppure a mo’ di tortura. L’occhio però, appannato e liquido, riesce comunque a cadere ad altezza pavimento. Anzi, un po’ più su, a dire il vero: un grosso, lucido scarafaggio meccanico giace immobile a terra. Un insetto rosso scuro, dalla lunga proboscide argentata che termina in una mono-narice gigante, nera, piena di vibrisse prensili. L’ho presa dell’Ariete, stavolta. Avevo un buono-sconto da spendere nel negozio in cui lavoro. Mi serviva proprio; ne è testimone la scopa scapigliata che, dall’ameno angolo di sua proprietà, mi guarda in tralice da anni.
Aspira-polvere. Ah, adorato assemblaggio di ventole e filtri e tubi e ruote e cavo avvolgibile e presa tedesca! 
Questa casa, palafitta meravigliosa con le zampe affondate nella laguna veneziana, trasuda sale e colleziona micro-particelle volatili più sottili del pm10, ma più numerose dell’intera popolazione mondiale. Senza aspira-polvere mi sentivo persa, sommersa da mute canine, pollini, pelucchi. 
Che poi, l’aspira-polvere è un lui o una lei? Inizia per “a” quindi l’articolo indeterminativo non aiuta, ché l’apostrofo se non c’è, non c’è; ma se c’è, s’infratta! «Per cortesia, mi saprebbe indicare un(’)aspira-polvere davvero potente?». È un elettro-domestico! Sarà maschio! D’accordo, ma se ci limitassimo al fatto che è una macchina, non scatterebbe l’attraversamento del valico di genere? 
Non se ne esce. In ogni caso, io l’ho sempre considerata femmina, forse perché raramente l’ho vista usare da un essere umano appartenente al sesso forte. La mia, di sicuro, ha l’apostrofo rosa.
Quando è accesa, fa il suo dovere a meraviglia: spazza, risucchia, fagocita, digerisce. Non è neppure schizzinosa! Briciole di mattoni, capelli, persino ragni o altri cosi non meglio identificati, dotati di troppe zampe per somigliare a noiosi bipedi o a scodinzolanti quadrupedi. Finito il lavoro, torna qui nel sottoscala, a fingersi morta.
La guardo. Qualcosa non torna. Osservo più intensamente, remando contro le cispe. Non è poi così lucida. Per carità, il colore vivace, là sotto, c’è ancora, ma appare velato, offeso. Sull’aspira-polvere si è formato uno spesso, soffice, grigissimo strato di sozzura. Di limpido è rimasto solo il manico o, per lo meno, la porzione di plastica definita dall’impronta delle mie dita.
Si possono fare ragionamenti pseudo-filosofici, al cesso e, per di più, di buona mattina? Il medium grazie al quale superfici orizzontali e verticali di questo posto sono linde è lurido. Fa fatica, s’ingolfa il mono-polmone, scalda le stanze - più di una stufa a gas - per liberare tutto da immondi depositi, e lei? Sporca da fare orrore. È così che va. Le aspirazioni costano, che vi credete?! Una logica da ossimoro, un destino infame; ma l’aspira-polvere è come uno Zero Negativo: dona a tutti, ma può ricevere solo da un suo simile. 
Due strappi di carta igienica. Sciacquone. Tavoletta giù. Spazzolino. Gargarismi. Sputo. Prelevo dal copri-capo del termo-sifone la spugna verde, quella morbida a nido d’ape. Apro il rubinetto. Lavo, strizzo e accarezzo. Lavo strizzo, accarezzo. Lavo, strizzo, accarezzo.
Torna come nuova.
Io sono uno Zero Positivo. Non mi sarei mai messa carponi a sniffarle la schiena. E non ho neppure la proboscide, lo dico per amor di precisione.
Ma è l’alba. L’inizio anomalo di un giorno nuovo. Il primo giorno in cui, all’improvviso, ho scoperto di essere una monda-aspira-polvere.

3 commenti:

  1. Un sottoscala che formicola... di dissacranti pensieri. Aspira, aspira!

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  2. La domanda fondamentale è: cos'hai sniff...ehm... mangiato ieri sera??? Sicura che non fossero peperoni et similia??? :D
    Brava Ale, che trasforma anche il bagno in una succursale del dizionario :DDD

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  3. Chissà, chissà... guarderò con occhi diversi la mia Folletto (femminile categorico nonostante la finale in "O")che dorme in un angolo, tra una scala e il secchio col mocho?
    Pulire mi sembrerà un po' più poetico,ora ;)))

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