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giovedì 19 febbraio 2015

Da sei anni, Sei.




Oggi il Topodimamma compie sei anni. 
Sei. 
Devo ripeterlo, perché suona strano. Appena nato, a suo padre stava in una mano. Ora è alto più di un metro e venti e pesa ventidue chili. Un gigante. Che ride, chiacchiera tutto il giorno (e pure la notte, se i sogni meritano una narrazione) e fa i capricci, ma con una voce meno sottile di ieri. Al supermercato tocca allestire una sporta speciale, ingombrante e leggera, cosicché possa eroicamente dimostrare al mondo quanto sia cresciuto. La regge con tutta la mano, fiero di essere applaudito dal fruttivendolo, dalla fioraia, dalle cassiere della Coop, che gli strizzano l'occhio, gli allungano una caramella, gli accarezzano il capo, mentre ripetono: "Ti xe el putèo più bravo dell'ìsoea!"
Colleziona rane gommose e ne trascrive i nomi sull'apposito foglio, dopo aver letto con pazienza quanto saltino, quanto mangino, quali armi segrete nascondano quelle vere, ritratte nel librino allegato al feticcio.
Comprende e rielabora, da par suo, le Favole al telefono di Rodari. Ne leggiamo una ogni sera, a letto, prima di dormire.
È vivo. Sta bene. Cresce. Da sei anni.
Sei.
Non sottolineerò che "sembra ieri"; ché la banalità travolge la verità assoluta delle frasi lapalissiane. Però è così.
Quando mi fermo, e lo guardo di sguincio mentre canta, o guarda la tv, o costruisce una barca di cartone per il suo nuovo amico millepiedi, mi riprendo il tempo sottratto dalle incombenze. Lo sbircio e non mi capacito dell'enorme fortuna mi sia capitata in sorte. E chi se ne frega della lotteria.
Oh Topo! Sei vivo. E stai bene, per fortuna.
Da sei anni,
Sei.

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