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venerdì 12 ottobre 2012

Gomma



Ecco l’indignazione. La solita, maleodorante muffa di chi simula cecità; che, di quella finzione, pare aver fatto un mestiere. Ecco le voci straziate e gli indici rigidi, puntati contro un poliziotto dai modi bruschi, indecenti. Ecco il caso giornalistico, carogna fumante sulla quale adorano gettarsi le iene della carta stampata - con l’editoriale sentenzioso in tasca, gli zoom invadenti, i canini affilati e coperti di bava vischiosa - acquolina mefitica a contar gli incassi. 
Ecco il folletto dell’oblio che, nel pieno rispetto delle consegne ha sfilato senno e memoria, per l’ennesima volta, dalla testa della gente.

Di figli dalle braccia di gomma è pieno il mondo. Arti elastici, tirati sino a smagliarne la sostanza. È pieno il mondo di ex mogli ed ex mariti che, pur di risultare vincitori, non esiterebbero a strapparle dal tronco, quelle amabili braccia. Perché lo strazio è invisibile, così come gli occhi sbarrati del testimone. Perché da tempo, per quel trofeo indivisibile, è stato fatto spazio sul ripiano più alto delle recriminazioni. Finché i denti del figlio, il volto bocconi contro il suolo, non affondano nella terra. Perché il gioco è irrefrenabile; va portato sino in fondo. Persino oltre il filo bianco che, ferale, si leva dalla candela spenta, muta come non mai. 
O come sempre.
Di figli dalla braccia di gomma è pieno il mondo. Oppure no. 
Ché le case della gente, fatte di mattoni, ipocriti da rouge e noir, silenzi solidi e dissimulazioni, si sa: neppure il lupo più abile, grosso e irsuto, riesce a soffiarle via.

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