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giovedì 21 febbraio 2013

Elsa e Il Muto




Elsa ama starsene lì, a pochi centimetri dalla propria salvezza. Elsa si sente forte: chi prevede e giustifica la sua esistenza ha una voce baritonale e possenti spalle anti-pioggia. Anti-tutto, per essere precisi. 
Elsa ghigna; non sa trattenere la smorfia in gola. Se ben avvitata, può persino permettersi qualche sberleffo, da inviare non troppo regalmente all’interlocutore che, muto e disarmato, resta fermo di fronte al suo amico. L’unico, prepotente amico di Elsa. 
Elsa è piccola, sottile e fragile ma, immersa nel brodo del “Mo’ chiamo mio cuggino”, è certa di essere indistruttibile. 
Elsa ha grandi occhi. 
Ciechi.
Potrebbero vedere, ma preferiscono non farlo, perché sanno che Elsa è fatta così; che coltiva il proprio orto a rape, e guai a chi gliele tocca.
Elsa gongola quando, chi per lei, coglie in fallo - o è convinto di farlo - l’Interlocutore Muto.
Elsa ignora. 
Un sacco di cose. Inclusa l’ovvietà del fatto che un Manico, senza lama, valga assai poco. E pure che lei stessa, in un istante di distrazione di massa, potrebbe finire nelle mani sbagliate. Magari quelle di un Interlocutore, rimasto potenzialmente tale e Muto, sino a un secondo prima; quando, più o meno casualmente, si è accorto di avere tra le dita un’intera spada.

1 commento:

  1. Bella metafora. Creatività e passione... solite. Ma è solo invidia per questa penna.

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