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sabato 16 marzo 2013

La Zecca preferisce il cane




In un mondo parallelo a questo, c’erano una zecca e un gatto annoiato. La zecca faceva la zecca: succhiava il sangue per i fatti suoi, placida e beata. Il gatto, fingendo bonomia, desiderava avvicinarla, per arginare il tedio della propria esistenza, ma quella pareva sorda e cieca. In realtà, l’ematofaga conosceva bene quel bolso felino spelacchiato e non aveva intenzione di dargli corda; ché errare è acaro, perseverare è da idioti.
Bolso Felino le inviava lettere, commentava le notizie che la riguardavano, cercava d’infilarsi tra i pelami prediletti di Zecca, ma non c’era verso: continuava a essere bellamente ignorato, bloccato, rifiutato. E, uno come lui, mica poteva subire una tale onta senza reagire! Cominciò a insultarla pubblicamente, sottolineandone l’innegabile bruttezza fisica, citando film preziosi a casaccio, per farle torto (lei era una cinefila), prendendosela con il suo ambiente (lei era una cinofila), accusandola di essere di facili costumi (una zecca zoccola?!). Ma Zecca fece spallucce, per l’ennesima volta. Una riflessione, per un breve istante, le passò per la testa: considerata la progenie, avrebbe proprio dovuto consultare la madre di Bolso Felino; la Signora Micia, di certo, avrebbe potuto fornire numerose dritte, per affinar l’arte più antica. Sai com’è, in tempi di crisi...
Ma quel pensiero fu tosto ricacciato nell’ombra, ché Zecca aveva cose ben più importanti cui dedicare il proprio tempo: un’ottima cineteca, un habitat delizioso, un diario da aggiornare. Privatissimo.

2 commenti:

  1. Siamo passate all'apologo. Non molto evangelico, e a ragione presumo. La Zecca per sua natura è ostinata.

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  2. Per nulla evangelico. E definitivo come il marmo, mi auguro. Bacio, donna bella.

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