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giovedì 1 marzo 2012

Ciao, Lucio


Avevo una decina d’anni. Il giorno più antipatico della settimana, il primo, si concludeva sempre nel medesimo modo: l’ultima scarpetta nel piatto, “Dài, Ale, che domani hai la scuola”, e una magnifica sigla. Pam-Pa-(un)-Parapapà-dibedebedeb-dubuduà!Pam-Pa-(un)-Parapapà-dibedebedeb-dubuduà!(chitarra)... La tele era accesa su Rai Uno; il gabbiano di pellicola bianca - ali bucherellate e curve sinuose - svolazzava beatamente sul logo delle maggiori case di produzione cinematografica, in un arcobaleno di raggi cangianti su sfondo nero. Stava per cominciare “LunedìFilm”, appuntamento imperdibile per godersi il capolavoro di qualche regista. È proprio da quella sigla, Lunedì Cinema che, assai prima di frequentare un corso di musica, ho imparato cosa fosse lo scat. L’avevano scritta gli Stadio. La cantava Lucio Dalla. Una voce incredibile, capace di farsi armonia, strumento a fiato, ritmo, controtempo. Miele struggente in Caruso (il cognome di nonna!), acume sonoro tra una boccata e l’altra di una Marlboro, nei panni di un angelo polemico (solare compagnia che usciva dall’autoradio di mio padre, negli infiniti viaggi verso sud), lama ironica e sottile di un Disperato Erotico Stomp, mentre io cercavo di capire di che diamine parlasse, quella canzone...
Lucio se n’è andato, tre giorni prima di soffiare forte sulle sessantanove candeline già pronte sulla torta. 
E io me ne resto qui, a casa.
Sola e scema, per qualche ora. A piangere. 
Perché non so smettere di pensare al giorno in cui il mio uomo, limpido e dolce, mi cantò Cara e io, farfalla senza muro, ebbi voglia di gelato.

Buon volo, caro Lucio.

2 commenti:

  1. Disperato erotico stomp...anche Caterina mi chiedeva in macchina verso il Sud cosa significasse mai. Metti con gli spazi e con le pause giuste l'ultimo periodo: la tua poesia per Lucio. Bella.

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  2. Ale, piango. Ma grazie per questa istantanea, così vera, così bella.

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