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venerdì 27 aprile 2012

Buon compleanno




Gioia. Si chiama così, la maestra d’asilo di mio figlio. Be’, la giusta definizione è educatrice, in realtà; e io non dovrei cedere alla tentazione di nomenclature nostalgiche e scorrette. Non devo a ragion veduta, a dirla tutta, ché i latini già sapevano che ex-ducere significa trarre fuori, allevare, condurre a compimento le naturali inclinazioni di un individuo, muovendosi entro un adeguato perimetro di regole, sponde fondamentali per una convivenza serena. 
Entrambe, Gioia e io, festeggiamo il compleanno il trenta aprile. Anche se lei è nata nell’86, dieci anni dopo di me. Strana coincidenza, no?
Qualche giorno fa si è presa della lavativa dai genitori di una bimbetta inespressiva e dispettosa. Perché si è permessa di partecipare a qualche assemblea e, addirittura, di scioperare per un’intera giornata. L’anno prossimo, per fare cassa, qualcuno potrebbe chiudere la sezione “nido” dell’asilo. Gioia perderebbe il posto di lavoro e, con lei, le ausiliarie (alla soglia degli anta) che tengono pulite e in ordine le aule, consolano cosini di diciotto mesi con le ginocchia sbucciate, sorvegliano entrate e uscite.
«Sono andata a casa, mi sono fatta un pianto e, il giorno dopo, ho cominciato a chiedere a tutti se, per caso, apparissi davvero come mi avevano descritta», mi ha detto Gioia. «Ma va là, patata!», mi sono limitata a risponderle, «deve sempre ricordarti di verificare quale sia il pulpito da cui viene la predica! In certi casi - te lo dico da vecchia zia - io ho imparato a prendere simili critiche per complimenti... mi spiego?»
Ho cercato di alleggerire. Poi le ho chiesto se il prossimo luglio terranno aperta la struttura per i centri estivi. Un mese di giochi d’acqua, piedi nudi nell’erba, sole e piccoli guerrieri armati di palette e secchielli. «Spero di sì,» mi ha risposto, «anche perché - detto tra noi - solo così mi pagherebbero anche il mese di agosto. Che, per carità, non è che ottocento euro siano una fortuna, ma meglio di niente, no?». 
«Ottocento euro?!»
«Sì, perché sono anche coordinatrice. Altrimenti sarebbero cento in meno.»

Cristo, no! Eh no, porco cane! 

Non date a Beppe Grillo, del populista, prendetevela con me, perché sto per spararne una sfilza, d’accordo?
Fanculo alle scuole private, religiose e non. Fanculo ai porci con le cravatte Regimental infilati nella solita autoblù mille-e-sei. Fanculo Pd, Pdl, Centro, Dintorni, ABC e tutto l’alfabeto di ladri auto-eletti, sedicenti rappresentanti del popolo. Fanculo al caro benzina, all’Imu, all’Iva, alle tasse regionali, provinciali, comunali, condominiali. Fanculo gli idraulici che non emettono fattura,  i notai, i dentisti, gli oculisti, e tutti gli altri “isti” che riducono la professione a una targa sulla porta e a uno stramaledetto viaggio nel mar Rosso. Fanculo all’abbonamento carissimo, e all’autobus che c’è fino a una cert’ora. Fanculo a banche e banchieri, novelli Dracula non per fame, per avidità. Fanculo agli schiavisti dei call center, della grande distribuzione, delle compagnie assicurative. Fanculo ai contratti a tempo, che impediscono di far valere i propri diritti e sfilano la dignità dal volto della gente.
È fuori da ogni grazia umana, prima che divina, che la ragazza, forte, preparata, giovane, piena di brio, che ci ha aiutato a insegnare a nostro figlio a pronunciare correttamente il proprio nome, a fare pipì nel vaso, a mangiare con la forchetta, a usare una forbice, a rispettare il prossimo, a collaborare, ad amare i sassi del giardino quanto le favole, rischi di rimanere disoccupata. Ed è folle che l’imbecille di turno se la prenda con lei. Quasi quanto il fatto che un paese, in cui tutto ciò convive con nonchalance, continui a definirsi civile.

Tanti auguri, cara Gioia. E grazie di tutto.

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