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martedì 3 gennaio 2012

Il mio regno per un tubo


Camminare a Venezia, sotto una fitta pioggerella invernale, sembra un gesto privo di senso. Specie il due di gennaio, quando quasi tutte le serrande dei negozi sono chiuse come noci. Specie trascinando un pargolo - incredibilmente pigro - di nemmeno tre anni, per dare la caccia a un tubo di scarico per il lavandino zoppo.
Il suo perché, invece, ce l’ha. Le finestre, carte dorate appese ai palazzi, nascondono a malapena silhouette operose. Un gocciolio brioso danza dentro alle grondaie, suonando imprevedibili motivetti free-jazz. Il Colleoni, fradicio e lustro, se ne resta fiero a cavallo. I leoni - ma quanti ce ne sono? - paiono in agguato, pronti al lento, ferino avvicinamento di prede invisibili. 
C’è un arredo-bagno aperto. Troviamo quello che andavamo cercando.
Non è affatto vero che camminare a Venezia, sotto una fitta pioggerella invernale, non serve a un tubo.

2 commenti:

  1. "Nel suo profondo vidi che s'interna,
    legato con amore in un volume,
    ciò che per l'universo si squaderna"

    Non fosse altro che per questo rimando al mio Libro de chevet, mai potrei perdermi le tue perle.
    Mi fai morire d'invidia (e di gioia) per quanto sei brava: già ce lo sai, no?!

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  2. Tu sei una Maestra. Non hai proprio alcun bisogno (per quanto gioioso) di invidiar 'ste quattro righe! :)!E ce lo sai, no?! Ti abbraccio. <3

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